venerdì 21 settembre 2012

Un po’ di dati: distanze culturali e generazionali

Tanti ragazzini stranieri quasi quanti sono gli ultra 65enni italiani. Una cifra che si attesta, per entrambe le categorie, intorno al 15%. La fascia 45-64 anni, invece, è la più numerosa (complessivamente 30%). Sono le caratteristiche di chi abita nel comparto di edilizia residenziale pubblica compreso tra le vie Agucchi e Zanardi a Bologna, in tutto 507 persone. Qui la percentuale di immigrati sul totale della popolazione residente è decisamente maggiore rispetto a quella di Pescarola, la zona in cui si trovano queste case popolari: 28% contro 12%. Inoltre, più della metà degli alloggi sono distribuiti per "protezione" (ossia Isee inferiori o uguali a 7.500 euro).
I dati (aggiornati al 2010) sono frutto della ricerca "Pescarola non è un’isola", coordinata da Maurizio Bergamaschi e da Roberta Paltrinieri del dipartimento di Sociologia della facoltà di Scienze politiche di Bologna all’interno del progetto "Cittadini di Pescarola". L’indagine è stata realizzata in primavera da Rachele Lapponi ed Eleonora Venturella grazie alla collaborazione di Acer (Azienda casa Emilia Romagna) e Quartiere Navile.
Dalle interviste raccolte tra i residenti emerge poi che l’immigrazione è percepita come un "problema sociale" che porta con sé disordine, insicurezza e paura finché non si sposta l'accento sul quotidiano: allora lo "straniero" non è più uno sconosciuto ma è il vicino della porta accanto, pur permanendo l'idea della "distanza culturale". Per quanto riguarda il conflitto generazionale, invece, le tensioni prendono forma soprattutto sul piano della fruizione degli spazi pubblici da parte degli adolescenti, indicati come i "protagonisti di piccole e grandi inciviltà". Ma se la presenza dei ragazzini provoca inquietudine, la colpa viene imputata ai genitori e al venir meno delle loro responsabilità.

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